si tende sempre a sottovalutarsi quando si è giovani, a pensare, con artefatta umiltà, che esistano idoli inarrivabili e percorsi a noi impossibili da percorrere.
daniel johnston a 19 anni voleva essere i beatles, ma si accorse subito di non saper cantare. questo è ciò che inspiegabilmente si tiene sempre a dire di lui.
ed è strano perché da poco più di un mese daniel johnston, quasi cinquantenne, ha pubblicato il suo ventottesimo disco, is and always was, doppiando letteralmente i favolosi quattro, per i quali qualcuno starà già assemblando l’ennesima compilation natalizia.
perché cazzo i beatles.. il gruppo più influente della storia.. si. non di quella di daniel johnston forse.
o almeno non direttamente. e grazie a dio.
se l’amore per quei beatles ha portato il nostro eroe texano a registrare infinite quantità di cassette, prontamente consegnate a amici (di un giorno) e sconosciuti (di sempre) in cambio di un semplice ma generoso ascolto, la vita artistica del giovane daniel ha mantenuto una via schizofrenicamente naturale e semplice, ben lontana dai fasti e dai bagni di folla.
non ha mai dovuto fingere di essere morto, ha spesso rischiato di esserlo.
non ci è voluta una pazza orientale a farlo dare di matto, e tra collassi e demoniache intuizioni, non ha mai cercato santoni indù per propagandare le sue scorribande lisergiche.
si è mantenuto da solo. in vita. a lungo. o almeno fino a oggi. tra pittura e dischi.
libero di parlare di sé, di ripudiare il mercato discografico e gestire personalmente, nel bene e nel male, tutto il suo operato.
amato e stimato da gente come sonic youth e un giovane kurt cobain, ha spezzato la sua discografia distratta e melodica con momenti di puro rumore, collaborazioni ludiche al limite della cacofonia, prontamente rappresentate da tratti e colori propri di chi ha mantenuto la sensibilità e la permeabilità dei 6 anni.
ironico e capace di liberarsi più volte dalla prigionia del suo cervello bipolare è oggi forse l’unico, l’ultimo vero esponente di un folk autentico, trasandato, polveroso.e questo è meravigliosamente soprannaturale, spiazzante, imprevedibile.
spooky, come dicono in texas.
e quanto a quelle cose dette sui beatles.. beh. se non è libertà d’espressione questa!..
tre dischi:
daniel johnston – hi how are you? (1983)
daniel johnston & jad fair – it’s spooky (1988)
daniel johnston – is and always was (2009)