Niente più guerre, solo assassini in cerca di vendetta statisti terroristi di genocidi su scala globale. Rivoltosi che preferiscono la morte alla vita, dura, difficile, piena di fame e stenti, persone mai esistite, bambini vecchi alla deriva, che sognano di giorno la luce del Sole, cianotici, lividi, ad ogni mossa un crampo, usati come pezzi di ricambio, cavie di colossi farmaceutici avidi e senza vergogna. Eppure sterili froci fanno occupare la mente sulla possibilità di sparire, implodere il genere coadiuvandosi in società, porgendo gli avanzi al pappone di turno che costruisce gabbie nelle sabbie mobili. Leghe di squallidi pederasta impunibili. Magnifici intelletti volti all’odio e alla rovina, oppure si prodigano invano per salvare l’anima nel domandarsi annojati come esista il paradiso. Oppiacei per liberare la mente dalla ragione del reale, stimolanti per un arrivismo ingordo senza meta e bombe di litio per lobotizzare la coscienza. Ingenua ignoranza come declino di una responsabilità, risa isteriche e a denti stretti davanti all’impotenza della solitudine in una landa di mine vaganti, tabù pronti ad esplodere sotto una generazione per eliminare una visione critica degli eventi. Mattanze animali per un pasto malsano ed egoistico nei bisogni, bulimico ed incivile. Fordismo sui servi della gleba affamati e logori, stacanovisti e crumiri, idioti senza creanza e stupratori di vergini del buon senso, pronti a stragi contro voluttuosità che hanno creato negando. Legioni di demiurghi impazziti, furori della natura loro, vile ed indefessa, disumani, capziosi, millantatori di Dio. Profumati salotti di crapule e falsi idoli puttane e scemi senza gloria, pagliacci senza merito, farlocchi leccapiedi e cicisbei di massoni senza preoccupazioni, liberi maestri dell’ipocrisia e mostri senza perversioni, le quali commutano in diritti d’onore, solo sporadicamente muoiono in genere permangono con metempsicosi nominali, caste in ordine al fluire generazionale, gerarchie statiche di bastardi agguerriti. Solo qualche accolita di rancorosi pretende di superare il fraintendimento con ingiurie o puritani ammansenti. Altri invece abbattono gli infingardi e accidiosi mestieri dell’abbandono, collaborando, appagati dal solo gesto solidale, nobile decoro, felicità del benessere, economia amministrativa votata al debito ed incurante menefreghismo del futuro, in attesa dell’apocalisse deformante che venga e ripari passivamente rimpastando col buono le parti sclere. Solitari animi spocchiosi e maldestri saggi sfigati si fanno voce dello spirito del tempo sentenziando sproloqui da buffoni ammaestrati ai limiti di un’arbitrarietà consenziente con parole, codici, sigle e simboli mai abbastanza fragorosi quanto un gesto, un fulmine, ma altrettanto potenti a presa d’acchito.