03.2010 – Montepunk bassapunk.

[prima di iniziare a leggere, si consiglia di attaccare le canzoni qua sotto…]

Sono centotrentotto i chilometri che separano Finale Emilia da Cerreto Alpi, e dentro c’è tutta l’Emilia. La melodia giusta per raccontarli non può che cantare “E ti vengo a cercare”, anche se in macchina suonava un disco multiforme di oltre dieci decine di pezzi. Musiche elettriche, spigolose, punk e malvestite; che tuttavia ci regalano il calore dell’abbraccio sicuro e affettuoso con le nostre origini.

Forte è la tentazione di attingere alla retorica del viaggio, forte come l’impressione che il monte Appennino ogni volta lascia dentro i nostri corpi usati alla polvere. Dopo Collagna lasciamo la mitica SS 63 del Valico del Cerreto e pieghiamo a sinistra verso la nostra destinazione; da qui agli arsenali del mar Ligure sono meno di settanta chilometri, ma è impossibile pensarci circondati da montagne ricoperte di neve immerse nella schizofrenia del cielo, ora nebbia grigia ora sole alto. Il borgo isolato lungo l’infanzia del Secchia è controllato alle sue spalle dall’Alpe di Succiso; più a nord, verso la provincia, abbiamo lasciato il profilo severo seducente della pietra di Bismantova.

A Cerreto Alpi, un pomeriggio di tardo Febbraio, tra la neve che scioglieva, abbiamo cercato Giovanni Lindo Ferretti. Appena prima delle case una bacheca di legno mostrava con bell’intaglio la pianta del villaggio; a lato, il volantino di una serata di presentazione in un paese vicino dell’ultimo libro di Ferretti, “Bella gente d’Appennino”. Parcheggiamo di fronte al bar del circolo ricreativo, che divide una piccola costruzione bianca con la sala del centro civico. Allo stesso modo al bunker di Casoni di Sotto la sala prove conviveva con lo studio del medico. Allo stesso modo.

Chissà se chiedere ai locali o scoprire l’indirizzo da noi. Intanto ci immergiamo nell’aria frizzante e silenziosa del bar lento e a suo modo affollato per un caffè. Come non comprendere la pioggia di occhi sui due forestieri: ostentavamo sicurezza ma in realtà ci dovevamo ancora ambientare. D’altronde lo scopo stesso del viaggio ci metteva in difficoltà: quante incognite o quanto rilevanti erano! Il signor Ferretti non ci avrebbe chiuso la porta in faccia; comunque nulla garantiva che dietro a quella porta ci fosse. E poi chissà, chissà quale sarebbe stato il suo sentimento di fronte a noi, semplicemente.

Le nostre gambe tremavano impercettibilmente, ma la curiosità era troppa: avanzavamo guardandoci attorno e leggendo le targhe di legno affisse ai muri delle case: “Cà d’ Giànin”, “Cà d’ Burghein”, “Cà d’la Pia” e così via. Trovato il nome Ferretti su una porta, non facciamo in tempo a bussare che qualcuno ci sta già aprendo. È una donna dai tratti familiari, che sorridendo ci indica la casa giusta, che si erge massiccia di fronte allo spiazzo principale del villaggio, fermo sotto la pioggerella. Nessuno risponde al nostro bussare finché una signora alla finestra della sua casa sull’altra sponda del torrente, suggerisce di provare sul vetro della finestra. Dopo qualche minuto scende trafelato il padrone di casa, attraversa la piccola staccionata del cortile e ci saluta mentre allunghiamo la mano per stringere la sua. Con la sua voce bassa e ferma in un minuto ci licenzia dispiaciuto a causa dei problemi di salute della madre. Giriamo i tacchi e intontiti facciamo ritorno alla macchina, riattraversando per l’ultima volta quelle stradine. La nostra voglia di conversare con lui in una lettera lasciata con le copie del giornale nella cassetta delle lettere in stile US Mail.

L’ecumenicità di una Chiesa cattolica che denuncia il relativismo e permette la concentrazione gerarchica del potere nelle sue sétte. Il ruolo ed il rapporto tra l’arte, la religione e la politica nella crescita spirituale dei giovani. Il senso di responsabilità delle figure la cui personalità ha elevato a mentori generazionali. La paura dei ventenni e la pace tra le fedi, la potenza di Israele e la convivenza con gli immigrati, la parrocchia e il circolo arci. Il martirio per i figli abortiti e la dannazione per madri assassine. Ma l’educazione, la maturazione, i valori, i valori di chi è con noi nel presente, ci sono, da dove vengono, li vogliamo? Un commento sul festival trascorso e sui cantautori nostrani.

Irruenti, ci siamo lanciati in un piccolo mondo di monti vicini e reggiani, e abbiamo raccolto speranza. Di raggiungere tutta l’Emilia e quasi Dio.

[la colonna sonora]:

CSI e Franco Battiato – E ti vengo a cercare

Offlaga Disco Pax – Piccola Pietroburgo

PGR – Alla pietra

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