Maestrina,
o professoressa
se preferisci
ti chiamerò.
Quello sguardo accigliato,
stanco di ripetere
la stessa lezione.
Eppure gli occhi tuoi
lucidi e vivaci
per educare alla gioja
a cui riguardo
con malizia
senza pietà ti voglio
mi sottometto
alla tua autorità.
Senza scrupoli
ai tuoi comandi
obbedirò senziente
senza tralasciare
nessuna inezia
cercherò con entusiasmo.
Per potermi avvicinare
e tangere
quell’aurea greve
e ammaliante
che mi ebbe ingenuo
e assoluto arbitrio
fuori dalla volontà
e alla costanza
il mattatore
d’intesa.