Super Mario vs. Super Giovane

Immagine tratta dal sito elioelestorietese.it
Tanto tuonò che piovve. Nel senso, tante ne spararono, che il buon sottoscritto ne ebbe abbastanza.
Sulla questione della riforma del mercato del lavoro, che si articola variamente in riforma dell’ingresso, della tipologia e dell’uscita dal mondo del lavoro, ricollegandosi poi a tutto quello che riguarda le pensioni, mi sembra che il Governo non si stia proprio rendendo simpatico. Ma su questo si può soprassedere, dopotutto quel che conta è il risultato e non il modo in cui viene esso proposto. O no?
Monti, Martone, Fornero e Cancellieri con le loro dichiarazioni hanno dimostrato di affrontare il tema dal lato sbagliato, innanzitutto tracciando un bel solco tra la generazione “ultra” e la generazione “citra” il Lavoro. Per inciso: parlerei volentieri di persone e non di generazioni, ma purtroppo il paternalismo che comanda la società italiana da sempre tende a far scomparire la personalità dagli anni.
In seconda battuta, le persone più giovani anagraficamente sono continuamente irrise, punzecchiate, messe sotto pressione: a loro viene chiesto di fare proposte, di trovare le soluzioni giuste, per il solo fatto che vengono contestate le decisioni di altri. Peccato che il lavoro di questi altri sia proprio di fornire risposte concrete – perché, fino a prova contraria, sono proprio i governanti a dover affrontare i problemi della società cui sono a capo, offrendo le soluzioni più sagge per tutti i cittadini.
Ebbene, i consigli ministeriali di questi giorni, tipo: “Siete una massa di sfigati che non sanno laurearsi in tempo”, oppure “Voi giovani siete troppo tradizionalisti e mammoni, non valete un piffero”, oppure ancora “Buoni a nulla, datevi una mossa e cercatevi un lavoro, e trasferitevi se ce n’è bisogno, viziati” eccetera ecceterorum, forniscono un bell’esempio di governanti che non hanno proprio capito un tubo di ciò che occorre al Paese per funzionare.
Al Paese occorre supportare le idee delle persone più giovani, sforzarsi innanzitutto di vederli questi giovani. Perché Monti, Martone, Fornero e Cancellieri non hanno proprio niente da insegnarci riguardo a formazione e mondo del lavoro. Dovrebbero semplicemente ascoltare le nostre esigenze, e vedere di esaudire le richieste di una “generazione” che da anni oramai è ben più evoluta, europeista, formata ed esperta di mondo del lavoro rispetto a qualsiasi politico o tecnico che si trovi al governo. Cara Cancellieri, vieni a dirlo a noi che dobbiamo adeguarci a uno o più posti di lavoro lontano da casa? Alla nostra generazione, la stessa che da un lustro e oltre esporta dai 40 ai 60mila laureati per andare a lavorare all’estero?
Caro Martone Michel, a noi lo vieni a dire che è da sfigati laurearsi dopo dieci anni di università? Credi che ci piaccia continuare a pagare, semestre dopo semestre le stesse rette universitarie, affrontare lo stesso percorso formativo magari sapendo che non ci porterà da nessuna parte, mentre ci barcameniamo a lavorare in posti meschini e inadeguati ai nostri progetti?
Cari Monti e Fornero, ho apprezzato l’impianto della riforma pensionistica, perché effettivamente ai più giovani conviene di più avere certezza di una pensione garantita sui propri contributi, piuttosto che lavorare per pagare rendite stabilite in maniera molto generosa. Però poi non fate finta di volerci offrire la panacea del mercato del lavoro flessibile e aperto ai nostri sogni… perché il mercato del lavoro flessibile c’è già, e ha distrutto e calpestato i nostri sogni. Di più, diventando la precarietà necessaria ed esistenziale alla vita lavorativa, il posto fisso, l’obiettivo minimo, è diventato un sogno.
Ma in questa società nemmeno i sogni sono sinceri. A noi il posto fisso farebbe schifo, preferiamo saltare da un video di Youtube a un altro piuttosto che guardare un film, figuratevi se ci piace l’idea di fissità. Eppure ci speriamo, certo, lo agognamo: è la minima garanzia che ci rimane per poterci esprimere nel lavoro. Il ministro Profumo, invece, sprona i più giovani – sono sempre loro a essere punzecchiati, tirati in ballo – affinché “creino impresa”. Bella forza: oggi come oggi un giovane che si trova a subentrare in una società è dispensato dal pagare le tasse il primo anno; poi però alla fine del primo anno le paga anche per l’anno a venire, in anticipo, sulla base dei famigerati studi di settore. I nuovi soci di un’impresa devono pagare le tasse in anticipo, un anno per il successivo. E devono continuare a farlo, secondo il ministro Profumo: il suo “create impresa” suona un poco come “fiat lux”.
Mi sembra che ci troviamo nella situazione paradossale del padre che davanti al figlio tesse le lodi della tecnologia Wap, quando il figlio da mesi c’ha l’iPhone di ultima generazione. Per favore, evitate di insegnarci come diventare come voi: è una rovina che eviteremmo volentieri! Se davvero il premier Monti vuole scardinare l’impianto delle rendite di posizione, si abbassi ad ascoltare le persone che la riforma del lavoro già la conoscono, e che proprio per questo hanno idee diverse dal suo governo.

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