Due dita d’amore

La notizia non è freschissima: all’inizio di luglio 2011, un gruppo di ricercatori del dipartimento di Urologia del Gachon University Gil Hospital a Incheon, in Corea, ha pubblicato gli sconcertanti risultati di uno studio effettuato su 144 individui maschili di età superiore ai vent’anni: il rapporto tra la lunghezza del dito indice e dell’anulare della mano destra (d’ora in avanti digit ratio) pare essere correlato alla lunghezza dell’organo penieno. La ricerca è stata effettuata su pazienti che dovevano essere operati per disparati motivi e che hanno acconsentito ad essere sottoposti al seguente procedimento di misura: inizialmente, quando i soggetti erano ancora coscienti, è stato misurato il loro digit ratio, dopodiché, sotto anestesia, è stata determinata la lunghezza del loro pene a riposo (flaccido) e allungato (non nel senso di eretto, ma di “stretched”, ovvero allungato meccanicamente da parte del medico). Facendo due conti, il risultato ottenuto stabilisce che minore è il digit ratio (ovvero più è lungo l’anulare rispetto all’indice), maggiore è la lunghezza del pene “stretched”, che è a sua volta proporzionale a quella del pene eretto, ovvero ciò che più interessa all’universo mondo.
Tralasciando la meccanica dello stretching penieno, la quale non mi è del tutto chiara, ci troviamo davanti all’ennesimo progresso inestimabile fornitoci dalla Scienza, che con crescente brutalità sta facendo a pezzi il velo di Maya che nasconde il corpo viscido della Verità Ultima.


Ora, giustamente uno potrebbe domandarsi: perché diavolo hanno finanziato una ricerca del genere? Perché solo la mano destra? Hanno misurato il rapporto di tutte le dita delle mani e dei piedi? Quante parti del corpo hanno sottoposto a misurazioni prima di beccare quelle giuste?
Questa serie di domande ha un’unica risposta: John T. Manning.
John Manning è un professore inglese di psicologia evolutiva dell’Università di Swansea che alla fine degli anni ‘90 individuò ed iniziò a studiare un particolare dimorfismo sessuale in grado di spiegare moltissimi aspetti della vita: il suddetto digit ratio, infatti, è un indicatore della quantità di ormoni sessuali a cui è stato esposto il feto nei nove mesi trascorsi nell’utero. Una maggiore esposizione al testosterone aumenta la lunghezza dell’anulare, mentre gli estrogeni contribuiscono alla lunghezza dell’indice. Di conseguenza il digit ratio nelle donne è mediamente uguale a uno (cioè le dita sono di pari lunghezza), mentre quello degli uomini è minore di uno. Questa roba ha eccitato gli scienziati di tutto il mondo più dell’effetto vedo-nonvedo.
Inizialmente sono state studiate le mani degli sportivi e si è scoperto che gli atleti e le atlete di alto livello hanno un digit ratio basso (sia nel caso di sport di squadra che individuali, tipo il surf). Poi si è osservato che le donne omosessuali hanno un digit ratio inferiore a quello delle donne eterosessuali. Tuttavia nel caso degli uomini non sono mai state trovate correlazioni valide tra dita della mano e orientamento sessuale. Nel 2009 è stato perfino verificato che i trader finanziari con basso digit ratio guadagnano di più nel lungo periodo, perché hanno più intuito, amano il rischio e reagiscono più velocemente. Nel 2011 uno studio ha evidenziato che gli uomini con basso digit ratio sono mediamente più attraenti per le donne, grazie ad un viso simmetrico e a tratti più mascolini, sebbene un’altra ricerca abbia negato il fatto che a più basso digit ratio corrisponda una più alta concentrazione di testosterone nell’uomo adulto.
Gli uomini a basso digit ratio sono più fertili, mentre per le donne vale la regola inversa.
Ma l’informazione più interessante è un’altra: nel 2007 una ricerca del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bath, nel Regno Unito, ha correlato il digit ratio e i risultati di un test scolastico (il SAT) di 75 bambini di sette anni: è stato osservato che i bambini con basso digit ratio sono più bravi nelle materie scientifiche, mentre quelli con indice più lungo sono maggiormente dotati in ambito letterario. Più il digit ratio è diverso da uno, più il bambino avrà una predisposizione sbilanciata verso uno dei due poli disciplinari. Questo è stato anch’esso spiegato in termini di esposizione prenatale agli ormoni sessuali: il testosterone influisce sullo sviluppo delle parti del cervello associate alle abilità matematiche e geometriche, mentre gli estrogeni agiscono su quelle legate alle capacità comunicative.


Unendo i puntini, quindi, è scientificamente provato che gli sportivi professionisti, i trader senza cuore, gli scommettitori incalliti e gli scienziati di genio hanno un pene lunghissimo. Allo stesso modo le attrici e le scrittrici sono fra le donne più fertili della terra.
Restano però numerose questioni aperte: quale carattere fenotipico visibile alla luce del sole mi racconta del diametro del pene di uno sconosciuto? Come le signore non smetteranno mai di insegnarci, infatti, il diametro conta molto ma molto di più della lunghezza. Come posso intuire le dimensioni del seno della mia interlocutrice senza smettere di guardarla negli occhi? Quale parte del viso mi informa sulle possibili reazioni del partner alle mie proposte sessuali perverse?
Ed è questo lo sballo della Scienza: le domande non finiscono mai.

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