
Nel corso del XIX secolo forte era la competizione tra pittura e fotografia, e ne risentì notevolmente anche la rappresentazione delle attività sportive dove, in nome della moda imperante del Pittorialismo, si privilegiavano pose costruite, statiche ed innaturali. La prima foto sportiva “dal vivo”, un incontro di pugilato realizzata da autore ignoto, è datata 1855. Nel 1862 ecco entrare in scena l’Alpinismo col reportage di Auguste-Rosalie Bisson dell’ascesa sul Monte Bianco, la prima testimonianza fotografica del calcio giocato risale al 1887, presa nel corso della finale di coppa d’Inghilterra disputata tra Aston Villa e West Bronwich, mentre nel 1893 Louis Boutan realizza le prima immagini subacquee. La vera sfida però consisteva nel catturare intere sequenze di movimento.
Esiste un momento nel trotto in cui tutte le zampe del cavallo sono staccate dal suolo? Per risolvere questa controversia a sfondo ippico Eadward Muybridge (1830-1904) svelò ciò che è troppo rapido per poter essere colto dall’occhio umano. Il 7 aprile del 1873 un primo esperimento, ripetuto con migliore attrezzatura nel 1877 collegando in serie 12 macchine fotografiche, azionate dal passaggio del cavallo lanciato al galoppo. Fu un successo clamoroso, e i suoi libri fotografici contenenti gli studi sul movimento divennero best sellers. Da qui partì Étienne-Jules Marey (1830-1904) per ottenere nel 1882 un’intera sequenza di movimento in un singolo frame, segnando la nascita della cosiddetta “cronofotografia”.