Dietro quegli abusi la disperazione dei carcerati
Don Alberto Barin, cappellano del carcere di S. Vittore, è stato arrestato oggi per abusi sessuali nei confronti di sei detenuti. Quello che sorprende veramente di questa vicenda è che il prete “pagava” le prestazioni con sapone e sigarette.
Questo episodio riapre ancora una volta il dibattito sugli abusi da parte di uomini di Chiesa ma ripropone soprattutto la drammatica situazione delle carceri italiane: se i carcerati si spingono a prostituirsi per cose così elementari, come un tiro di sigaretta, o dietro la minaccia che una parola di un prete alle autorità penitenziarie possa aggravare la loro pena, allora significa che stare in una cella è un inferno.
Un inferno che si protrae da molto, troppo tempo: lo ricordava il ministro Severino solo pochi mesi fa. La situazione non sembra essere migliorata.
A incastrare Barin con l’accusa di violenza sessuale e concussione sono le registrazioni delle telecamere che la polizia ha piazzato il giugno scorso nell’ufficio del cappellano.
A essere molestati erano i detenuti per reati minori, tutti extracomunitari, gli stessi per cui Don Marin si prodigava : “Il carcere è la discarica dei problemi sociali. Si viene arrestati per reati minimi: una tentata rapina, o anche solo essere straniero. In realtà in carcere ci sono i poveri”.
E visto che il Natale anche quest’anno è alle porte, ecco un bel video del canale youtube della Chiese di Milano che ritrae Tettamanzi e Barin fianco a fianco a S. Vittore.