[Imprimatur] Contro il porno

Non voglio impelagarmi in un discorso sulla morale che porta inesorabilmente agli schiaffi

Non credo che la pornografia sia immorale o, comunque, non voglio impelagarmi in un discorso sulla morale che porta inesorabilmente agli schiaffi. La morale non è il mio campo.

Credo che sia sbagliato guardare i pornofilm nell’adolescenza, perché danno un’idea completamente sbagliata dell’amore e del sesso, quando non si ha la minima idea di cosa siano (supposto che in seguito si riesca a capire che cosa siano).

Parroci, insegnanti, genitori si preoccupano, si raccomandano, si dilungano su quanto sia malsano il porno, sulla corruzione del corpo e dell’anima. Oppure, ancor più facile, non dicono assolutamente nulla, in completa omertà.

Parlare di porno è difficile, me ne sto accorgendo adesso: parlare contro rende bacchettoni, parlare a favore trasforma in maiali come Circe, non dire nulla (come al solito) libera tutti da ogni responsabilità e da ogni rischio.

Sia chiaro che non sto condannando la masturbazione. La masturbazione è un bene. Rilassa, tiene in forma la prostata (vedi il British Journal of Urology del luglio 2003) o il clitoride, provoca un piacere gustoso e rapido, ci risveglia sensi di colpa insensati che a lungo andare risultano semplicemente ridicoli e adorabili. Ma sarebbe senz’altro preferibile, almeno finché si è verginelli, utilizzare soltanto materiale erotico “limitato”, ovvero tutto ciò che lascia all’immaginazione dell’utente il ruolo da protagonista.

Certamente non mi riferisco a un video in cui un energumeno con una parte del corpo sproporzionata (oltre al cervello, intendo) stantuffa per una decina di minuti una donna-bambola-androide in una sequenza di posizioni sessuali impraticabili da gran parte dell’umanità. Vedere un suddetto energumeno che tiene in braccio un suddetto androide a testa in giù, in modo da eseguire con esso un perfetto sessantanove verticale può tramortire in maniera letale il cervello di un adolescente, che si trova sbattuto nel bel mezzo di una situazione inconcepibile da qualunque mente diversa da quella di un pornografo rivoluzionario.

L’adolescente maschio comprende che le sue fantasie erano proprio delle ingenuità da scolaretta, che il sesso vero è ben diverso da quello che si immaginava e che innanzitutto è fondamentale andare in palestra a pomparsi i muscoli. Magari si preoccupa anche del fatto che il suo pene non gli arriva all’ombelico e che le sue eiaculazioni non assomigliano a dei colpi di mortaio come quelle filmate.

Naturalmente tutto questo è un’esagerazione, ma non crediate che non funzioni almeno un po’. Le immagini pornografiche si stampano facilmente nella memoria e lavorano come delle tarme per sgretolare alcune sicurezze dell’adolescente. Abituarsi a vedere immagini incredibilmente eccitanti diminuirà la sua sensibilità agli stimoli erotici visivi (un po’, per carità, solo un po’!), gli farà credere che le dimensioni sono tutto nella vita (non lo sono, vero?), paradossalmente lo inibirà nel momento del sesso reale perché sarà portato a guardarsi dall’esterno, perdendo gran parte della magia e delle sensazioni che quell’istante potrebbe regalargli.

Il problema svanisce nel caso dell’adolescente di sesso femminile, che difficilmente si fa attrarre da certe schifezze, più che altro (ma la mia è un’opinione ingenua e maschile) per la schiettezza delle immagini, che assai di rado vengono contornate da una pseudo-trama credibile e ancor meno da un’atmosfera erotica verosimile.

D’altra parte, è innegabile che l’immagine della donna-bambola-androide ha colpito nel segno ben al di fuori della sfera del porno. Sono dentro a casa tua, sono fuori, e ti dicono: “Non mi dirai che hai solo una seconda di reggiseno? Vuoi farmi credere che ti accontenti? Pesi 60 chili? Cazzo, sei una mongolfiera! Ma cosa ti è successo ai capelli?” In questo senso credo che i porno abbiano vinto. Hanno fatto del sesso il grande ideale, il che può anche esser giusto, se non fosse che in realtà il sesso è ancora un tabù.

Moltissimi uomini si sforzano di fare conoscere a tutti le loro imprese sessuali come se fossero doni di Priapo alle donne, perché in Italia e nel mondo occidentale il sesso rappresenta l’unica cura contro ogni male e ogni crisi. L’immagine del tombeur de femmes è sinonimo di successo, di un uomo che prende la vita a calci nel culo (per continuare a usare il francese) e che non ha bisogno del permesso di nessuno.

A questo punto, però, secondo me è necessario distinguere il sesso reale dal sesso commerciale. Il secondo sta al primo come la teoria sta alla pratica: è ideale, e come tale non presenta problemi sperimentali. Problemi che vanno dalla candida all’AIDS, dalla breve leggermente fastidiosa pausa per prendere le dovute precauzioni alla forzata interruzione a causa dell’arrivo di tua madre/padre o di tua moglie/marito, dall’eiaculazione precoce all’anorgasmia, dalla mancanza di lubrificazione vaginale all’impotenza.

Se il sesso non fosse un tabù si parlerebbe più apertamente anche di questi problemi, perché sono parte integrante di esso. Sono fastidiosi perché rovinano ciò che rappresenta lo scopo primario del nostro corpo e uno dei grandi piaceri della vita. E allora non si fa altro che nasconderli, creando un silenzio pesante che li fa sembrare ancora più innaturali.

Direi che il sesso commerciale di oggi sia un miscuglio dell’idea estasiata di sesso libero anni ’60-’70 con l’efficienza disumana e con l’estetica sovrabbondante delle pornostar anni ’80-’90-’00. Senza alcuna naturalità mantenuta o maturità conquistata.

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