Ciao Giuditta,
Ciao Vittorio,
Il Gran Consiglio mumblaro mi ha affidato il gravoso compito di intervistarvi. Non sono la persona adatta a portare a termine questo genere di missioni, e loro lo sanno.
Più precisamente: non sono adatto a intavolare conversazioni telematiche. Non sono bravo a fare intendere i toni e le eventuali ironie e spesso le mie uscite suonano come attacchi violenti o per nulla gradevoli. Ma sappiate che dal vivo sono un giovane e affascinante uomo, oltre che un amabile conversatore.
Il punto è che per un motivo o per l’altro non riusciamo a incontrarvi di persona. E che per questioni interne – tipo la mia condotta durante le riunioni – dovevo essere punito. Quindi eccoci qua, a battere alacremente sulle nostre tastiere.
L’idea era di farvi una decina di domande perfettamente identiche. Ma abbiamo dovuto arrenderci all’evidenza: identici non siete e nemmeno i movimenti a cui appartenete. Quindi alcuni quesiti varieranno a seconda del destinatario. Cercate di essere chiari e arrivare al punto. Niente comunicati stampa, per favore. E ricordatevi che se via Internet sono antipatico, nella realtà analogica sono adorabile.
Ah, scordatevi che vi chiami “onorevoli” (frase da leggersi in tono amichevole; come se la dicessi con un irresistibile sorriso sulle labbra, senza alcuna punta di aggressività. Dico sul serio, soprattutto sull’irresistibilità del mio sorriso).
Intervista a Vittorio Ferraresi