[Draghi nella fumana] San Giorgio e il drago

San Zòrz a Bulogna l’è al vin’tatri ma a Frara san Zòrz l’è pasà al vin’t quatar

San Zòrz a Bulogna l’è al vin’tatri ma a Frara san Zòrz l’è pasà al vin’t quatar (San Giorgio a Bologna è il 23, ma a Ferrara è passato il 24): questo curioso modo di dire ferrarese si riferisce al fatto che nella città estense le celebrazioni del patrono si tenessero, già prima del 1070 e fino al 1974, il giorno successivo alla data legata alla tradizione bizantina.

Non esistono prove certe dell’esistenza di San Giorgio, e tuttavia la sua figura è tra le più diffuse e venerate in tutto il mondo. Un’epigrafe datata 368 accenna a una basilica a lui intestata a Lydda, mentre alcune notizie biografiche si trovano nell’apocrifo “Passio Georgii”, dalla cui lettura apprendiamo che sarebbe nato in Cappadocia tra il 270 ed il 280 e martirizzato nel 303 per ordine dell’imperatore Diocleziano. Semplicemente straordinaria fu la fantasia degli agiografi, che inventarono spettacolari quanto cruenti e inverosimili racconti del suo martirio: flagellato, avvelenato, trafitto da spade e lance, bollito vivo nell’olio rovente, tagliato in due da una ruota dentata, e lui sempre a risorgere grazie alla sua fede in Dio.

Ferrara- Lunetta del Duomo
Ferrara- Lunetta del Duomo

La leggenda del drago è successiva, risale al X secolo, ed ebbe nuovo impulso al tempo delle Crociate. Essa si basa sull’errata interpretazione di un’immagine di Costantino che calpesta un rettile, simbolo del Male, a cui si sovrappose la rappresentazione del dio egizio Horus che, indossando una lorica romana, trafigge con una lancia un coccodrillo che si trova tra le zampe del proprio cavallo. Giunta in occidente questa tradizione divenne il simbolo della lotta del Cristianesimo contro i musulmani, ma a trasformare san Giorgio in una vera e propria icona del cristianesimo fu la “Legenda Aurea” di Jacopo da Varazze (o Varagine, 1228 -1298), che arricchì la vita del santo con l’episodio del drago ucciso per salvare la principessa della città libica di Silena. Il mostro altro non è che un simbolo, di volta in volta guardiano di un tesoro o rappresentante demoniaco, ma sempre creatura da abbattere, come fece Perseo affrontando il temibile drago di Giaffa per salvare Andromeda, mito classico ellenico da cui si attinse a piene mani nella creazione dell’immaginario del santo guerriero.

Bruno Vidoni - Il potere (1999)
Bruno Vidoni – Il potere (1999)

Se l’iconografia tradizionale vede San Giorgio a cavallo trionfare sul rettile, più rara e interessante è quella che mostra il drago ammansito tenuto al guinzaglio dalla principessa, tema dipinto da Pisanello nel 1435 e ripreso da Paolo Uccello nel 1455, e che si può vedere a Novgorod in un affresco risalente al 1167, in anticipo di un secolo rispetto al testo di Jacopo da Varazze. Ad Argenta (FE), nella lunetta della pieve alla periferia dell’abitato è riprodotta la scena del martirio della ruota, mentre in quella della Cattedrale di Ferrara l’azione si fa dirompente: il cavaliere si lancia come una furia sguainando la spada per l’assalto decisivo, uscendo dai limiti imposti dalle decorazioni della lunetta che non è in grado di imbrigliare tanta energia, mentre la lancia spezzata indica la dura e feroce lotta precedente. Rimanendo nella città estense, in via Brasavola, a pochi metri dai suggestivi ruderi della chiesa di S. Andrea sorge l’ex oratorio di San Lodovico, nella cui facciata è scolpito un “moderno-antico” San Giorgio, in piedi appoggiato al proprio scudo. Interessanti rappresentazioni contemporanee sono l’allegoria “Il piccolo Giorgio ed il grande drago” (1947) di Dario Wolf, col cavaliere sovrastato da un’enorme idra che rimanda la memoria alla fatica di Ercole, e “Il potere” (1999), curioso e provocatorio dipinto del poliedrico artista centese Bruno Vidoni.

A Ferrara sono fortissimi i segni del culto del santo: sono a lui intestati l’ex Cattedrale risalente al 657 e il borgo circostante, quella nuova consacrata nel 1135, un ospedale, un ponte e il Palio, il più antico d’Italia. Già nel 1100 era oggetto di venerazione l’avambraccio del santo, donato a Ferrara da Matilda di Canossa, a cui si aggiunse nel 1600 parte del cranio, reliquie tuttora esposte nel museo della Cattedrale allestito nella sconsacrata chiesa di San Romano, mentre tracce più antiche di questa devozione si riscontrano nella vicina Argenta. Poco fuori l’abitato, in un suggestivo boschetto sulle rive del fiume Reno, si trova la pieve di San Giorgio risalente agli inizi del VI secolo, antecedente la fondazione di Ferrara.

Argenta - Martirio di san Giorgio
Argenta – Martirio di san Giorgio

Per chiudere una curiosità fumettistica: nel 1997 il Centro Etnografico Ferrarese realizzò “Sulle vie del Delta”, pubblicazione monografica in collaborazione con la Sergio Bonelli Editore in cui Martin Mystère affrontò il mito di San Giorgio, rileggendo il nuovo impulso dato al culto del santo dal duca Borso d’Este nel corso del Rinascimento. A quel tempo Ferrara era una città circondata da corsi d’acqua e paludi, e nel ducato estense l’iconografia del santo guerriero si carica così di ulteriori simbolismi, lo scontro tra il cavaliere e la creatura mostruosa divenne metafora della lotta dell’uomo contro le forze della natura, nello specifico un’allegoria delle opere di bonifica portate avanti dal duca. Risalgono infatti al 1469 le celebri ante d’organo dipinte da Cosmè Tura, in cui il cavaliere agisce sullo sfondo di un paesaggio malsano e inospitale, opera che si presta a molteplici livelli di lettura per il gran numero di dettagli disseminati sapientemente dal pittore.

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1 Comment

  • mittente : Edizioni Thyrus
    e.mail : edizionithyrus@libero.it
    web : http://www.edizionithyrus.it

    destinatario : MUMBLEDUEPUNTI.IT

    Gentilissimi,

    Con la presente siamo a informarVi di una nostra iniziativa editoriale su un saggio dedicato a San Giorgio, dal titolo San Giorgio e la Rosa, di Cristiano Antonelli.

    Si tratta di uno studio costruito in due parti.

    Nella prima parte vengono trattate le origini storiche e leggendarie del martirio del Santo e della lotta al drago, e, di seguito, la diffusione del culto. Il capitolo sul secondo medioevo comprende le terre di Francia, Germania, Inghilterra, Portogallo, Aragona e Catalogna. A seguire, ovviamente, un capitolo dedicato all’Italia e alle diverse sue aree geografiche, avendo particolare attenzione alle località che lo celebrarono e lo celebrano come proprio santo patrono.

    Confidando che le tematiche trattate nel libro incontrino il Vostro interesse, vi saremmo grati se aveste occasione di dedicargli una recensione anche minima nel Vostro sito.

    Certo non esitiate a contattarci semmai valuterete necessario avere una più dettagliata informativa sull’opera.

    Cordialmente, EDIZIONI THYRUS

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