[storie piccole] The last day on Earth #2

A seguito dello sfondamento della Linea Gotica i soldati tedeschi si trovarono, nell’infinita pianura padana, esposti alla schiacciante superiorità alleata che martellava sia da terra che dal cielo

A seguito dello sfondamento della Linea Gotica i soldati tedeschi si trovarono, nell’infinita pianura padana, esposti alla schiacciante superiorità alleata che martellava sia da terra che dal cielo, con continue azioni aeree di disturbo di mitragliamento a bassa quota. In questo clima apocalittico, non furono isolati i casi di tedeschi che non vollero lasciare brutti ricordi dietro di sé: sul finire di aprile 1945  il comandante tedesco di una polveriera nei pressi di Poggio Renatico, prima di ritirarsi, disse alla popolazione di essere al corrente di come avessero dato rifugio a un paracadutista alleato, ma di aver chiuso un occhio per lasciare un buon ricordo.

L’inesorabile scorrere del tempo ha portato con sé chi raccontò questa storia.

Si era sul finire dell’aprile del 1945 e da diversi giorni lunghe colonne di soldati tedeschi attraversavano il ferrarese per ripiegare verso nord, una marea montante di uomini stanchi e sporchi che sognava solamente di tornare a casa e dimenticare le atrocità belliche. Un giorno uno di questi soldati si fermò qualche ora per riposare: era giovane, troppo giovane e smagrito, la divisa consunta lo copriva grottescamente come fosse uno spaventapasseri. Una donna ebbe compassione di lui, per quel ragazzetto che avrebbe potuto essere suo figlio, e gli diede un poco di cibo e del vino. Il ragazzo si commosse, mentre mangiava copiose lacrime rigarono il suo viso, e con le poche parole italiane di sua conoscenza ringraziò la donna. Dal suo zaino estrasse un album da disegno contenente paesaggi che aveva realizzato durante la sua permanenza in Italia, e lo regalò alla donna, dicendole che voleva lasciare un bel ricordo, perché non tutti i tedeschi erano cattivi.

Il nome di quel giovane soldato è stato dimenticato da tempo e quei disegni andarono perduti nel corso degli anni ’70. Non arrivò mai a casa, morì dopo aver percorso solo un paio di chilometri, durante un mitragliamento a bassa quota di un “Pippo”.

More from emiliano rinaldi

[Draghi nella fumana] San Giorgio e il drago

San Zòrz a Bulogna l’è al vin’tatri ma a Frara san Zòrz...
Read More

1 Comment

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *