Mute Records, 2013
Dopo il trascurabile Head First ci si aspettava dai Goldfrapp un cambio di rotta deciso, tale da raddrizzare il tiro dopo le recenti e sgangherate prove in studio. Il proverbiale colpo di reni in soldoni, capace di risollevare le sorti della compagine e ripartire con rinnovato orgoglio.
Tales of Us non è niente di tutto questo.
Svestiti i panni – peraltro indossati benissimo – di novella Olivia Newton John, Alison Goldfrapp tenta il colpo dello scorpione buttandosi nei melliflui vestiti del dream pop riuscendo nell’impresa di annoiare per tutti i quaranta minuti dell’album. Dieci tracce di stanca compositiva imbarazzante, in cui non si registrano né sussulti né slanci di orgoglio e che fanno sembrare ancora più lontani i dorati giorni di Felt Mountain e Black Cherry.
Registrato nelle campagne inglesi e mixato a Londra, Tales of Us continua a tracciare la parabola discendente e inarrestabile dell’accoppiata londinese che dopo aver entusiasmato con i primi lavori ha definitivamente imboccato il viale del tramonto.
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