[storie piccole] Annibale era stato un fascista

Non aveva mai partecipato a riunioni del partito, era indifferente alla politica ma fu costretto a tesserarsi pur di continuare a lavorare.
[Sandro Fabbri]

La famigerata Organizzazione Todt era un’impresa di costruzioni che operava in tutti i paesi occupati dalle truppe tedesche, realizzando strade, ponti e altre opere necessarie all’approvvigionamento della Wehrmacht, e opere difensive come la celebre Linea Gotica, impiegando il lavoro coatto di centinaia di migliaia di civili e prigionieri di guerra. A chiudere il racconto di Annibale è un amarissimo capitolo della recente storia italiana: tutti fascisti prima della caduta di Mussolini, tutti partigiani dopo la sua morte. Una farsa di cui ridere, se non fosse stata scritta col sangue di un grandissimo numero di italiani.

Annibale era stato un fascista, come quasi tutti gli italiani nati agli inizi del ‘900. Non aveva mai partecipato a riunioni del partito, era indifferente alla politica ma fu costretto a tesserarsi pur di continuare a lavorare.

Annibale evitò l’arruolamento nelle fila della Repubblica di Salò scegliendo il male minore del lavoro per l’Organizzazione Todt, scavando trincee e costruendo bunker in cemento armato per i tedeschi, nel ravennate prima e successivamente nell’area del delta del Po.

Quando la guerra finì, l’Italia era devastata e dovette emigrare in Germania per mantenere la famiglia. Amburgo, Monaco, Colonia: solo i nomi delle città identificavano in qualche modo i cumuli di macerie che si stendevano a perdita d’occhio. Inizialmente lavorò come muratore e in seguito, grazie alla sua conoscenza della lingua tedesca, venne assunto in una fabbrica che costruiva treni, ma ovunque incontrava barriere di odio, in quanto italiano veniva visto come un traditore. In un’occasione fu pestato a sangue da alcuni reduci della Wehrmacht, probabilmente lo avrebbero ucciso se non fossero intervenuti altri immigrati italiani.

Annibale tornò in Italia nel 1952, suo fratello gli aveva trovato un lavoro in un’azienda che produceva macchinari agricoli. Quanta amarezza in lui quando scoprì che negli anni della sua assenza quelli che erano stati i più feroci picchiatori fascisti si erano costruiti una nuova verginità politica, occupando incarichi di rilievo nel locale partito comunista e nell’amministrazione comunale.

Annibale era stato un fascista, ma si sentiva superiore ai suoi compaesani che avevano sostituito il rosso del sangue che ne lordavano le mani con quello di un’ideologia politica abbracciata per puro opportunismo.

[a cura di Emiliano Rinaldi]

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24 Comments

  • posso dire solo una cosa?!?!?
    SBAZZEGUTI!!!
    pepito sbazzeguti è l’anagramma di giuseppe bottazzi, e se scrivi “sbarzeguti” non risulta!!!
    per un purista è una mosca nell’occhio.
    bell’articolo, però.
    se pansa si fosse posto in maniera simile, forse avrebbe scritto dei libri decenti sul dopoguerra…

  • Esimio Lettore,

    il trucchetto da Lei svelato
    scientemente fu ponderato,
    perché enigmi e baffoni
    mai bastaron ai redattori
    e dell’allitterazione
    fe’ la loro distinzione:
    anagràmmare un errore
    ci assicura il buonumore!

    Grazie del supporto ;-)
    Cordialità!

  • Bel racconto scritto con un bel stile. Annibale è morto? Dove è ambientata la storia?

  • Annibale è morto nel 2008, il testo è una riscrittura dei racconti che fece all’autore del testo (Sandro Fabbri). Indicare la località esatta in cui si svolse la vicenda non è necessario a mio parere, se Sandro non ha indicato la città sarà stato per evitare sterili polemiche. Avendo parlato con lui posso dirti che quanto narrato è avvenuto in provincia di Ravenna. Rimane il dato di fatto che vicende simili di opportunismo si verificarono in tutta Italia, si tratta di una pagina di storia recente troppo spesso taciuta e, quando narrata, piegata agli interessi di parte di questo o quel schieramento (Pansa docet, come citato nel commento di Les Uppercutt)

  • saltare sul carro del vincitore rinnegando il proprio passato è un grande classico italiano. Ci sono analogie con la situazione attuale: prima la metà del parlamento legata alla sinistra era contro Berlusconi, ora che è l’ago della bilancia ci governa assieme, e sicuramente tra qualche anno quando finalmente non sarà più in politica avremo i vari Letta, Franceschini, Finocchiaro tuonare nuovamente contro Berlusconi. Siamo un popolo da operetta

  • Grazie per le informazioni.
    Ci ho pensato e hai ragione, indicare il nome della città o paese non è necessario, è una storia che si è ripetuta dappertutto dopo la guerra e specificare la città andrebbe a caratterizzare troppo la storia, è bella così perchè si adatta a tante comunità e ha valore universale

  • Una storia simile me la raccontò mio padre. Negli anni 70 un gruppo di partigiani e oppositori al fascismo (gente che era stata bastonata per le proprie idee e mandata al confino, non solo combattenti cioè) organizzò una mostra fotografica dedicata alla provincia durante gli anni mussoliniani, dove erano ritratti i capetti locali del partito fascista. Persone che avevano torturato, rubato, picchiato. Dopo 2 giorni arrivarono i carabinieri a rimuovere e sequestrare le foto, su ordine dell’amministrazione comunale. Il motivo? Quelle persone in camicia nera era gli stessi amministravano il comune, ma sotto la bandiera rossa…

  • da come ho scritto può sembrare che mio padre non ci sia più: è ancora vivo, se la storia vi interessa posso parlargli e trascrivere quello che mi dice

  • ah, ultima cosa: come nel racconto di Annibale neanche io ho indicato nel commento dove fu messa su quella mostra. Se la storia secondo voi merita di essere raccontata vi indicherei il nome del comune, poi decidereste voi se lasciarlo

  • Ragazzi di mumble, devo dire che è bello aver trovato un sito in cui è possibile scambiare punti di vista e dialogare. Non mi arrivano le notifiche quando altre persone commentano articoli che anche io avevo commentato, per fortuna nella home c’è la sezione in cui scorrere i commenti recenti

  • @Sara: io la leggerei volentieri la tua storia, anche se similari due vicende non sono mai uguali. Per quanto conta, io ti invito a scriverla

  • Tornando a questo testo: l’ho stampato e fatto leggere a mio nonno, che per fortuna anche se anziano e malconcio è ancora lucido. Dire che è inorridito è poco, gli son tornati alla memoria molti ricordi della sua giovinezza. La storia gli è piaciuta

  • In due parole: mio nonno era giovane quando scoppiò la guerra, non aveva l’età per essere arruolato, ma era nato e cresciuto nel clima fascista e credeva in quelle cose, non aveva avuto altro che il credo littorio e pensava che quello fosse l’unico vero governo possibile. Dopo l’armistizio, a 17 anni, si arruolò con la repubblica di Salò e fino alla fine della guerra fu convinto sostenitore fascista, la propaganda era terribile a quel tempo. Insomma, la guerra finì e nel tempo si rese conto dello sbaglio. Quello che lo infastidisce e che molti camerati neri che combatterono con lui fino all’ultimo giorno negli anni 50 e 60 erano diventati comunisti. Ma non solo, avevano fatto carriera politica mentre i dissidenti suoi coetanei, che avevano combattuto come partigiani, rimasero esclusi dal partito e dall’amministrazione comunale

  • Mio nonno si è infastidito perchè lui si è tenuto lontano dal partito comunista, visti i suoi trascorsi, mentre i suoi camerati/compagni cambiavano discorso o addirittura accusavano di dire falsità a chi ricordava loro il passato in camicia nera. Se vi interessa posso interrogarlo sui suoi anni da fascista e di cosa successe dopo la guerra, credo che sarebbe contento di vedere pubblicata la sua storia

  • @ Sara: non ho mai incrociato la notizia di una mostra fotografica fatta chiudere con le modalità da te raccontate. Se ti va puoi scriverne e inviarla alla redazione (mumbleduepunti@gmail.com), i ragazzi la valuteranno e decideranno se pubblicarla

  • @ Simone: credo che l’indignazione di tuo nonno l’abbiano vissuta in molti negli anni successivi al termine dell’ultimo conflitto. Se hai il tempo e la voglia di farlo informati e scrivine, inviando il testo alla redazione (mumbleduepunti@gmail.com) dove sarà valutato

  • Dopo avermi sfiancato con giorni di assidua insistenza affinchè scrivessi questa storia che gli raccontai anni fa, il buon Emiliano ha insistito perchè leggessi i commenti, cosa che non avevo fatto non tornando sul sito di Mumbleduepunti dal giorno della pubblicazione. Mi limito a ringraziare i ragazzi della redazione che hanno accettato di pubblicarmi e chi ha dedicato un poco del proprio tempo per esprimere un giudizio sulla storia (Les Uppercutt, Arianna, Sara, Simone)

  • Se la redazione lo ritenesse, potrei scrivere la storia di mio nonno: combattè sul fronte albanese/greco nel 1940 e successivamente in Russia nel 1941. La guerra per lui finì quando venne rimpatriato per le ferite subite durante un contrattacco sovietico.
    Buon ferragosto a tutti

  • Lascio un nuovo commento a questo racconto per ringraziare pubblicamente la redazione di Mumble, che ha acconsentito a che scrivessi la mia storia piccola. Spero di poterla scrivere entro la fine del mese

  • 10 e lode all’autore, che ha raccontato con garbo e sensibilità una storia che si prestava a essere tirata per la giacchetta da questo o quello schieramento

  • Però che bello leggere queste storie, a scuola avevo voti bassissimi perchè non mi appassionavo, se me l’avessero spiegata usando piccoli eventi per poi andare nel generale sarebbe diventata la mia materia preferita

  • Un racconto interessante che, in fondo, nulla ci dice di nuovo, poiché da che mondo e mondo le idee son fatte per essere cambiate …. a scapito del interesse personale. Maestro del racconto del riciclaggio
    (che oggi tanto va di moda pure per plastica e merda varia) della dignità umana ne è Trilussa …. Ai posteri l’ ardua sentenza!!

  • Meraviglioso. Non capisco perchè avete interrotto questa bella serie di articoli. A dire la verità non capisco nemmeno perchè negli ultimi tempi pubblicate così pochi articoli e così poco vari nei contenuti

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