La ricostruzione non è solo palude burocratica e ritardo nei contributi ma è anche denaro, tanto denaro, che finisce nelle tasche dei responsabili degli uffici comunali. Tutto questo grazie a una legge che incentiva la progettazione interna realizzata dai dipendenti comunali.
La legge 163/06 infatti, meglio nota come ex – Merloni, regola gli incentivi corrisposti ai dipendenti comunali che si occupano di progettazione dei lavori pubblici. Secondo questa legge, ogni Comune può corrispondere una somma “non superiore al 2% dell’importo […] di un’opera o di un lavoro, tra il responsabile del procedimento e gli incaricati della redazione del progetto […] nonché tra i loro collaboratori”.
La legge è pensata per incentivare i Comuni ad avvalersi dei propri tecnici per le opere pubbliche: per incentivare il dipendente che si occupa di redigere il progetto, il piano sicurezza, il collaudo viene corrisposto un premio in denaro non superiore al 2% dei soldi spesi per ogni opera: se il Comune deve rifare una strada che costa 100, dà 2 ai tecnici che elaborano il progetto risparmiando così sulle consulenze esterne e sui professionisti privati, spesso molto costosi.
In teoria la legge serve per porre un limite alle consulenze esterne gonfiate e alla corruzione tra apparato statale e imprese, incentivando chi nella macchina amministrativa lavora già.
Il meccanismo si complica nel caso di un comune terremotato, dove le opere pubbliche non si limitano alla progettazione ordinaria di strade e marciapiedi bensì riguardano interi palazzi civici, sedi comunali, impianti sportivi, scuole. E ognuna di queste opere va a ingrossare il compenso dei tecnici responsabili del progetto. Ogni Comune ha una situazione a sé stante.
Il caso di Mirandola. Nel Comune mirandolese sono 164 le opere finanziate nel 2013 per importi di svariati centinaia di migliaia di euro. Nonostante la ex – Merloni indichi un tetto massimo del 2%, la Giunta Comunale ha deciso di corrispondere ai dipendenti responsabili dei progetti solo 1,8% per un ammontare di 111.125,29 € lordi, poco più di 80 mila euro netti. Questi compensi sono stati poi spalmati tra 36 dipendenti: quello che ha incassato di più ha portato a casa 6.785 € oltre al suo compenso annuale. Una sorta di tredicesima aggiuntiva e ben corposa. Ma se questi dati sono consultabili da chiunque sul sito del Comune nella delibera n°200 del 5/12/2013, altrettanto non si può dire per altri Comuni.
San Felice sul Panaro. Nel 2013 l’Amministrazione ha finanziato 86 progetti, di cui 83 sono opere conseguenti al sisma del 20 e 29 maggio. Qui il premio per i dipendenti comunali che si sono occupati dei progetti è stato di 66.009 € netti. Ai dipendenti del Servizio Gestione Risorse sono andati complessivamente poco più di 2.500 € mentre 63.508,85 € sono finiti nelle tasche dei dipendenti del Servizio Assetto e Utilizzo del Territorio. Le informazioni si fermano qui: non è dato sapere quanto ogni singolo dipendente si è trovato in busta paga al termine del 2013.
Finale Emilia. In virtù del 2% sulla progettazione, le tasche dei dipendenti del Comune hanno beneficiato di un premio di 142.024,99 € lordi. Questo è l’unico dato a cui è possibile risalire.
I dubbi sulla trasparenza. Sia per il caso finalese che per il comune di San Felice rimangono molte perplessità sulla trasparenza e la ripartizione di queste ingenti somme di denaro. A Finale qualche informazione in più si conosce. Si sa, ad esempio, che alcuni collaboratori comunali hanno deciso volontariamente di non usufruire dell’incentivo benchè ne avessero diritto. Si sa, però, che i 142.024,99 € lordi sono solo un acconto dei soldi che arriveranno nelle tasche dei dipendenti pubblici finalesi. Si, perchè il saldo finale verrà pagato solo quest’anno. Fino ad ora l’importo netto del premio di progettazione corrisposto ai dipendenti dovrebbe aggirarsi intorno ai 110 mila euro ma purtroppo non si trova traccia di chi ha potuto beneficiare di una somma così cospicua e se è stato rispettato il vincolo imposto dalla legge.
Il tetto massimo. La ex – Merloni infatti dice chiaramente che l’incentivo corrisposto a ogni singolo dipendente non può superare il proprio compenso annuo lordo. Quindi il 2% corrisposto a ogni responsabile che ha curato il progetto non può essere superiore al proprio stipendio, al di là che l’opera pubblica (o le opere pubbliche) realizzate costino milioni o poche migliaia di euro.
Insomma, rimangono molti dubbi sulla trasparenza nella gestione e nella reale destinazione dei soldi pubblici che sono finiti ai dipendenti comunali per rimediare ai danni di un terremoto, quello emiliano, i cui effetti sono ancora tristemente sotto gli occhi di tutti.