Caro amico ti scrivo

Caro amico ti scrivo perchè non voglio distrarmi un po’: l’anno vecchio è finito ma ancora qui qualcosa non va.
Caro amico ti scrivo perchè non mi do pace per quello che sei riuscito a dire commentando questa strage d’innocenti.
Caro amico ti scrivo perchè ho la sensazione che noi fratelli d’Italia non riusciamo a capire veramente cosa significhi la diversità ma abbiamo la pretesa di sapere cos’è la religione e il mistero della fede.
Caro amico ti scrivo perchè il tempo è tiranno e l’anno che sta arrivando come sempre finirà.
E allora caro amico ho deciso: io non posso odiare i terroristi.
Perchè con il mio odio alimenterei l’illusione di vivere nel Paese del Bene che per giustizia lotta contro lo Stato del Terrore.
Con questo pensiero, caro amico mio, riuscirei a fare quello che i fondamentalisti inseguono senza speranza: realizzerei il loro sogno. Il progetto dei terroristi non è sottomettere. Il loro progetto non viene fatto in nome di Dio.
No caro amico, il loro obiettivo è diverso: quello che vogliono è farci vivere nella paura. Non parlo della paura per il prossimo attentato: parlo della paura di tutti i giorni. La paura di incontrare il diverso. La paura per chi ha un colore diverso dal nostro e che ha una cultura e dei valori diversi dai miei e dai tuoi.
Te lo confido: io ho paura caro amico. E allora sono tornato a scuola.
Torno sempre a scuola quando sento che non capisco bene qualche cosa.
Ho visto padri musulmani, uomini marocchini, aspettare nel cortile i figli, lo sguardo spaesato, avvolto in una tunica, le barbe grette, quel modo di parlare che non sembra umano.
Non mi sembravano integrati.
Non mi sembravano italiani.
Poi la campanella è suonata.
Ho visto le ragazze con il velo schizzare fuori da scuola e scherzare nel cortile.
Non mi sembravano sottomesse.
Ho visto ragazze con la pelle diversa dalla nostra eccellere in diritto e nella Costituzione. Non fraintendermi caro amico, non sto dicendo che hanno il massimo dei voti. Quello che mi ha colpito è la passione e la curiosità verso le leggi della nostra società e verso la Costituzione più avanzata del mondo.
Non mi sembravano immigrate.
Ho visto ragazzi con il passo stanco scortati da quelle vesti che fanno spuntare solo i sandali ai piedi: lo sguardo basso e fisso.
Avevano voglia di essere italiani.
Allora caro amico, ho pensato alle vecchie donne musulmane che mangiano cous cous con le mani: non sono molto diverse dai nostri vecchietti che scientemente impastano le viscere di maiale quando fanno pcaria.
Allora caro amico, ecco cosa possiamo fare prima che quest’anno ci scivoli via dalle dita: possiamo rinunciare alla comodità di giocare nella squadra che vince sempre.
Possiamo riconoscere che in qualsiasi campo noi stiamo, non conosceremo mai veramente il nostro compagno. E se riusciremo finalmente a passare la palla, senza poi accusare chi la raccoglie di avercela rubata, ci troveremo a centrocampo, dove le vere partite valgono la pena di essere giocate.
E se non ci riusciremo non temere caro amico: l’anno che sta arrivando, come sempre passerà.

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