“Tagliacorto!” è un instant prize letterario legato all’Ozu Film Festival di Sassuolo (MO).
Il concorso è previsto per le 15 di Sabato 30 Ottobre 2010 presso l’ex Macello di via Pia.
I partecipanti avranno 45 minuti per scrivere un racconto, inserendo una delle tre citazioni cinematografiche proposte dallo staff.
Una giuria valuterà gli elaborati: i primi tre saranno pubblicati sulla rivista Mumble:,
oltre che sul sito della stessa rivista Mumble: e del web-magazine “il Sassolino”.
Il racconto vincitore assoluto sarà inoltre letto dall’attore Ivano Marescotti durante la grande serata finale del Festival.
Tutti i racconti partecipanti verranno poi pubblicati sul sito dell’Ozu Film Festival.
REGOLAMENTO:
- I partecipanti hanno 45’ massimo per elaborare un racconto
- Il tema è libero
- La lunghezza dell’elaborato è libera
- E’ obbligatorio inserire nello scritto una (una e non di più) delle tre citazioni cinematografiche proposte dallo staff appena prima dell’inizio del concorso. La citazione deve essere riportata nella sua forma completa ma può essere mutata nella punteggiatura (es. “Francamente me ne infischio” potrebbe essere utilizzata “Ho sempre agito francamente. Me ne infischio del fatto che abbia mangiato gli spaghetti”)
- Non sono previsti limiti di età per i partecipanti
- Foglio e penna sono consegnati dallo staff
- La giuria non conoscerà i nomi dei vincitori se non dopo l’elezione dei vincitori (ogni busta sarà numerata)
- I vincitori verranno annunciati durante la serata finale di domenica 31 Ottobre
- I tre racconti giudicati migliori otterranno una pubblicazione sulla rivista Mumble: oltre alla pubblicazione sul sito della stessa Mumble: e del web-magazine “il Sassolino”
- Il racconto vincitore assoluto verrà letto dall’attore Ivano Marescotti durante la serata finale del 31 Ottobre
- Tutti i racconti verranno pubblicati sul sito dell’Ozu Film Festival
Per favorire l’organizzazione dell’evento, si chiede a chi volesse partecipare di scrivere allo staff:
eventi@ozufilmfestival.it
“Tagliacorto!” è organizzato dall’Ozu Film Festival in collaborazione con Mumble: www.mumbleduepunti.it
***
Pubblichiamo a seguire
il racconto vincitore del
M.I.P.L. (1° Mumble: Istant
Prize Letterario) noto ai più
come Tagliacorto!, contest
di scrittura creativa svoltosi
durante l’Ozu Film Festival
di Sassuolo (29 – 31 Ottobre,
2010). Ogni partecipante era
tenuto ad inserire, all’interno
della propria opera, una delle
tre citazioni cinematografi che
proposte dalla giuria. In
questo caso, la citazione (<<La
vostra camicia è proprio
orrenda!>>, <<Che cos’ha
che non va?>>) è tratta da Il
viale del Tramonto, film
del 1950, diretto da Billy Wilder,
con William Holden e una
strepitosa Gloria Swanson.
Se non lo avete mai visto,
recuperate! Nei prossimi mesi,
MUMBLE: pubblicherà il secondo
e il terzo classificato.
***
di Giulio Ferrari
Avete mai visto gonfiarsi un muro?
Io sì, alle mie spalle. Muro giallo ocra
beige, su cui stanno appoggiati in
verticale dei grandi cartoni, cartoni
marroni per definizione. Ma tra
i cartoni e il muro c’è una sottile
sottilissima pellicola trasparente:
perché su quei cartoni dipingete,
disegnate, create, copiate le figure dei
supereroi, le vostre fantasie di eroi
bidimensionali. Ma con la vernice
in bidoni, sui pennelli c’è il pericolo
di sporcare la vostra camicia non
importa che la mamma a casa c’è
in cucina in lavanderia in camera a
rifare il letto; ma sporcare il muro con
la vernice colori tratti gesti, vernice
che cola schizza slabbra non rispetta.
Per evitare che il muro intatto si
sporchi, si contamini, tra il muro e
i cartoni c’è una sottile sottilissima
pellicola trasparente, che al minimo
movimento ondeggia e si inarca: e il
muro, distrattamente, pare gonfiarsi.
La vostra camicia è proprio orrenda:
Cos’ha che non va? Che sembra un
muro che si gonfia, mentre l’indossate
e ansimate, mentre l’avevate indossata
immacolata per prepararvi alla
partenza, invece adesso, dopo aver
finito di caricare le valigie e i figli,
siete sudati la camicia appiccicata
al petto umida bagnata in posizioni
indecorose, il petto che sale e scende
nell’affanno, sembrate un muro che
si gonfia, petto largo energie per le
ferie riposo frenetico. Ma a provocare
quest’ansia in effetti non è la fatica
delle membra, ma dentro sono i
pensieri di una vacanza serrata; e
ad essere orrenda, in effetti, non è
la camicia.
Partire vi sembra la difficoltà più
frande, salire sulla barca, barcone
imparereste poi, poi imparerete
scafisti respingimenti indesiderati
lavoro nero caporalato. Ma adesso
l’unica cosa che sapete sono le
quattro assi sotto i piedi e i corpi
stretti attorno, le uniche cose
davanti una terra e un popolo dove
state andando che immaginate
fatto di eroi quasi supereroi che
si sono sollevati da una guerra
vergognosa e vi accolgono per
continuare a basare la crescita
sul lavoro la repubblica fondare
con nuove braccia volenterose e
diventeranno teste i vostri figli
non più laceri nei campi ma in
camicia in ufficio, pronti per le
ferie. Peccato per un pensiero che
inonda tutto: è la cucina di casa che
avete lasciato, in ordine per decoro,
i muri di quella cucina che è casa, e
le lacrime che celate nel petto invece
gonfiano i muri della cucina e li
gonfiano fino a sgorgare erompere
riempire. E vorreste cancellare
con mani di vernice, obliare, ma la
traccia di lacrime è indelebile sul
Mediterraneo.
***
(2° classificata)
di Elena Benedetti
sabato 30 ottobre 2010
10:45
“La vostra camicia é proprio orrenda” “Cos’ha che non va?”
É l’ora della terapia, la seconda della mattinata. Non tutti ne hanno bisogno, la lista dei fortunati é attaccata con due pezzi di scotch al vassoio che prendo in mano. Sopra i bicchieri dentro ai quali rotolano le pillole colorate, i nome all’esterno scritti su di etichette, come ai compleanni, da bambini.
Spartaco M. é sul divano, in piedi, dice che dall’alto le cose si vedono meglio.
“Scendi per favore?”
“Sono le medicine?”
“Sí.”
“Tranquilla, sto qua.”
Lascio il bicchiere per terra. Passeró iù tardi a controllare che le abbia prese o nascoste che sia.
Luciana F e Londa G. sono in trance (in realtà si chiama Linda, l’infermiere ha sbagliato a scriverlo la prima volta, ma siccome la collega che fa la notte é russa, é rimasto Londa G, ora per tutti é Londa G). Dicevo che Luciana e Londa sono in trance, agonistica. Neanche mi guardano, scala 40 ha il potere di creare una dimensione parallela impenetrabile: occhi attenti, veloci, mani nodose e gesti sapienti. Appoggio i bicchieri al lato del tavolino, al di fuori del quadrato di gioco, non sia mai.
Mancano Giulio e Lina, anzi Giulio S. e Lina T., diamine scordo sempre l’iniziale dell’appellativo. Dal primo piano, la prima regola che mi é stata insegnata. “Sennó c’é il rischio di scambiare le medicine”. “Ok – ho pensato – nessun problema signor direttore, anche se sarebbe poco male se avvenisse inavvertitamente lo scambio del razionale giornaliero di Piero C. con quello di Piero V.- unici doppioni tra i degenti-: correttori del tono dell’umore a un catatonico, antidepressivi euforizzanti a uno schizofrenico. Sarebbe interessante per lo meno, non trova?”
Sono giù nel corridoio che porta alle camere da letto. Non spreco tempo a cercarli nei luoghi in cui logicamente sarebbe più probabile trovarli, non sarebbe logico. Giulio S. e Lina T. infatti, 43 e 72 anni, manierismo schizoide e depressione cronica resistente ai farmaci, ex artista di strada uno, contessa divorziata l’altra, sono nella camera 5, quella di lui.
Apro la porta, nel vassoio solo i loro bicchieri. Le finestre sono aperte, danno sul parcheggio della clinica, poche auto parcheggiate, il parco d’autunno. I vestiti sono riposti con cura sulla sedia, in cima alla pila le mutande grigie di Giulio e i suoi calzoni blu, la vestaglia di Lina invece é ai suoi piedi, ora ha indosso solo i mutandoni di flanella, ma toglierà anche quelli. Sono arrivata interrompendo un discorso di due pazienti nudi uno di fronte all’altro.
Lina col suo fare altezzoso é infastidita.
“La vostra camicia é proprio orrenda.”
Giulio si guarda il petto irsuto, i peli si congiungono con quelli della schiena e con i capelli neri.”Cos’ha che non va?”
***
(3° classificato)
di Lucio Colombo
Puericultura
sabato 30 ottobre 2010
Marta sono preoccupato, nostro figlio non dà soddisfazioni, non reagisce agli stimoli, è un astronauta in esplorazione in un mondo scomparso, non si fa trasportare, non comunica le sue emozioni, non partecipa alla nostra quotidianità, alla vita del suo Paese, alla sua stessa vita…
Caro Luigi a me non sembra affatto, io so sempre quello che pensa e dove vuole arrivare, conosco le sue aspirazioni anche prima di sentirlo proferire parola.
Sono perplesso ora cercherò di aprire un dialogo.
Ascolta Carloalberto, tu non sei persona comune e ti credo, ma sono stanco del tuo asettico disinteressamento verso il mondo, devi aprirti, reagire, indossare la tua tuta ed assaggiarlo prima che sia lui a mangiare te.
Carloalberto: “F”
Mi fa adirare la tua faccia beata e falsamente innocente, densa di latte e coccole, vuota di preoccupazioni…
Carloalberto: “A”
Dimmi cosa ne pensi della globalizzazione, dell’inserimento razziale, delle convivenze religiose, credi in Dio e se ci credi il tuo Dio da dove viene e dov’è ora?
Carloalberto: “N”
Per non parlare delle guerre che ogni giorno nascono e di quelle che non moriranno mai, ci credi che dei militari possano andare con le armi a combattere per una pace?
Carloalberto: “C”
La disoccupazione è un problema reale, cosa stai facendo per il tuo futuro, il futuro dei tuoi pargoli, la nostra vecchiaia, sai chi sei e dove vuoi arrivare, la sabbia nella clessidra non fa sconti a nessuno, smettila di guardarmi stralunato, lo sai di esistere?
Carloalberto: “U”
Sai perché piangi quando piangi e perché ridi, per chi votare, cos’è la microeconomia, la dichiarazione dei redditi, il virus più apocalittico dei guadagni, cioè le tasse…
Carloalberto: “L”
Perché non mi dici niente, sembra quasi che tu non voglia sapere di essere al mondo, devi vivere prima di morire, certo morirai, quando sarai vecchio, al calduccio, nel
tuo letto: non qui, non stanotte, non così con quella tua faccia sprezzante e menefreghista…
Carloalberto: “O”
Marta, non dice niente, tuo figlio non reagisce, non s’incazza, è agnostico e della peggior specie… Ma caro Luigi, non vedi che é un po’ stanco, sai ad un anno i bambini hanno bisogno di riposare molto, sono sicura che rifletterà a lungo su quello che hai detto e presto ti darà anche una risposta!